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We transcribed the population’s registers starting from year 1669 and we designed a huge genealogical tree of all families, with branches in the whole world.
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Abbiamo trascritto i registri della popolazione di Corippo dal 1669 al 1960. È in fase di elaborazione l'Albero Genealogico di ogni patronimo con le relative ramificazioni in tutto il Mondo.
Avete un legame con Corippo e desiderate condividere la vostra esperienza o semplicemente trovare i vostri antenati? Non esitate a contattarci, non ve ne pentirete.


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venerdì 12 giugno 2020

Su e giù tra piano e monti


Un'altra nostra curiosità era sapere quando i verzasca iniziarono a scendere e in seguito acquistare proprietà sul Piano di Magadino. Ci viene ancora in aiuto il libro di Giuseppe Mondada "Corippo"


Almeno già dal secolo XIV troviamo i Verzaschesi che scendono a svernare il bestiame sul Piano di Magadino, dove non mancavano possibilità di pascolo e per provviste di foraggi. Abitano, come pastori o massai, in casupole della collina retrostante (Terricciole) e anche nei villaggi stessi del piano, Gordola specialmente ma anche Tenero, Cugnasco e perfino come i Corippesi, al di là del fiume Ticino, a Quartino (Magadino).
Quando la borghesia locarnese dà segni di declino o abbandona le sue proprietà sul Piano di Magadino o nelle vicinanze, i valligiani comperano appena possono, casolari,
stalle, prati e vigneti, divenendo cosi possessori di due case, una in valle e una al piano, con annesse entrambe terra da coltivare. In realtà però le stazioni della discesa e dell'ascesa che la transumanza comportava sono più di due. In autunno il Verzaschese infatti si trova con la famiglia e con il bestiame nel villaggio di valle a condurre a termine i lavori dei campi e del bosco. Al sopraggiungere dell'inverno discende al piano dove il vigneto richiede non poche cure. Giunta la primavera si fa ritorno al villaggio in valle. Breve è la fermata, quel tanto insomma che è necessario per sistemare i coltivi e per provvedere alla ripulitura dei prati. Poi si riprende la via dei monti, ove c'è altro da sbrigare e non manca la possibilità di pascolo. Terminata la stagione estiva si ripetono in senso inverso nella discesa le stazioni dell'ascesa, fin che di bel nuovo ci si ritrova nel villaggio di valle, che ogni anno per brevi intervalli alternativamente si riempie e si vuota.
I Corippesi, contrariamente agli altri convallerani usavano per le feste di Natale interrompere per alcune settimane il soggiorno al piano per far ritorno in valle.
Nostalgia del tepido sole di cui Quartino, il loro posto invernale, era del tutto privo?
Quel momento era scelto per qualche festa religiosa e per la convocazione delle assemblee comunali.
Per fare bene e al momento giusto ogni lavoro non bastavano né questo continuo dentro e fuori della valle né la possibilità di disporre di quattro o cinque abitazioni arredate almeno con lo stretto necessario. La cura del vigneto e la falciatura del fieno sul Piano di  Magadino, per non citare che un esempio, dovevano essere eseguite contemporaneamente ai lavori richiesti dal bestiame ch'era sui monti o all'alpe. La famiglia allora si divideva, chi rimaneva in montagna e chi scendeva al piano.
Testo tratto dal bel libro di Giuseppe Mondada  "Corippo"   1975 anno europeo del patrimonio architettonico

giovedì 11 giugno 2020

Corippesi, svizzeri già nel 1417



"Corippo" di Giuseppe Mondada in omaggio alle famiglie
Corippo (Coripo, Quorippo) è citato già in pergamene almeno del Trecento; fa però la sua entrata nella storia il 13 settembre 1411, quando insieme con altre terre della Verzasca, con Mergoscia e con parti della Valmaggia si sottomette al duca di Savoia, Amedeo VIII, un signore abbastanza lontano perché siano evitati gli inconvenienti della rigida immediata vigilanza e ritenuto abbastanza forte per tener testa al ducato di Milano, nel quale, come tutto il Locarnese, le citate comunità erano incluse almeno dal 1342. I valligiani con questo
atto ritengono di potersi sottrarre alle continue vessazioni (mala tractamenta) delle bande piratesche e della stessa nobiltà di Locarno, ricca di privilegi feudali già ottenuti precedentemente allorquando, cioè, il contado era amministrato dagli avogadri del vescovo di Como. La comunità verzaschese comprendeva quattro distinte vicinanze: Vogorno, Lavertezzo, Brione (con Gerra) e Frasco (con Sonogno). La più vivace, per certi
aspetti, era Vogorno che a sua volta contava quattro squadre: Corippo, Vogorno dentro con San Bartolomeo, Vogorno di fuori e Fontobia. Nel 1235 si staccò per breve tempo dal resto della valle per diventare autonoma. Dal 1398 al 1406, nell'intento di separarsi da Locarno, i valligiani si adoperarono per formare almeno con la Valmaggia la Communitas Vallis Madie, Verzasche et Mergossie, dandosi un proprio consiglio generale, un proprio giudice coadiuvato da due supplenti, dei quali uno per la sola Verzasca.
La sudditanza ai Savoia durò soltanto sino al 1416; i Verzaschesi nel 1417 furono costretti a sottomettersi ai Leventinesi. Ma gli Svizzeri ritennero arbitrario e annullarono tale atto di forza. Inclusero invece la Verzasca nel loro territorio. Corippo diventò quindi svizzero
per la prima volta nel 1417.
Testo tratto dal bel libro di Giuseppe Mondada  "Corippo"   1975 anno europeo del patrimonio architettonico

lunedì 8 giugno 2020

Il Lago Maggiore fino a Monte Carasso



Ci siamo sempre chiesti come si è formato e quale conformazione aveva in tempi remoti il Piano di Magadino. Ecco, ora  grazie a “Ticino Magazine” Luglio- Agosto 2013, pagine 59/60 e all'interessante ricerca di Cristian Scapozza lo sappiamo.





Una storia lunga 25'000 anni.
Conosciuto anche come “granaio del Ticino”, il Piano di Magadino è considerato la zona agricola più pregiata del nostro cantone. Se le importanti trasformazioni territoriali che lo hanno caratterizzato negli ultimi secoli sono sotto gli occhi di tutti, in primis la storia della sua bonifica e a sua recente industrializzazione, la sua storia geomorfologica è sconosciuta ai più. In estrema sintesi, si potrebbe dire che il Piano di Magadino costituisce un territorio rubato poco a poco, metro dopo metro, anno dopo anno, al Lago Maggiore. È infatti il lento progredire dei delta del Ticino e della Verzasca che ha permesso di riempire l’ampia e profonda conca rocciosa della valle del Ticino nel corso dei millenni. Ma facciamo un passo indietro grazie all’aiuto di Cristian Scapozza, dell’Istituto scienze della Terra della SUPSI. Prima di andare a vedere quando è nato il piano, soffermiamoci brevemente sull’atto di nascita del Lago Maggiore. All’incirca 25 mila anni fa, al culmine dell’ultima grande glaciazione, buona parte del territorio ticinese si trovava ricoperto da una spessa coltre di ghiaccio, che sul Piano di Magadino raggiungeva i 1200–1400 metri di altitudine. Lo scioglimento di questo enorme ghiacciaio con il conseguente ritiro delle grandi lingue glaciali che dalla regione dei passi scendevano fino a lambire la Pianura padana ha permesso di riempire la parte terminale dei solchi vallivi e di dare alla luce i grandi laghi sud alpini come il Maggiore, il Ceresio o il Lario. Il giovane Lago Maggiore era più esteso e più alto di come lo conosciamo oggi. Il suo livello massimo all’inizio della deglaciazione, circa 20 mila anni fa, raggiungeva infatti i 220 metri di altitudine. Dal momento che i ghiacci si sono ritirati nelle valli superiori, circa 15 mila anni fa, il fondovalle tra Biasca e Magadino era un susseguirsi di bacini lacustri: nell’attuale Riviera, alla confluenza tra il Ticino e la Moesa, nel Bellinzonese e lungo tutto il Piano di Magadino che evidentementeancora non esisteva dove il Lago Maggiore si situava a una quota di 212 metri sul livello del mare. L’atto di nascita del Piano di Magadino si colloca da qualche parte tra 15'000 e 10'000 anni fa. In quel momento, infatti, sappiamo che i laghi che occupavano il fondovalle della Riviera e del Bellinzonese erano stati già completamente riempiti, mentre il fronte del delta del Ticino – quello  che, per intenderci, troviamo oggi tra Magadino e Tenero – si situava poco a valle di Sant’Antonino. I sondaggi realizzati nel Piano di Magadino e i frammenti di legno ritrovati, e datati durante questi scavi, permettono di seguire con precisione il lento avanzare della terra sul lago. Così, 7 mila anni fa, quando i primi colonizzatori del territorio ticinese si istallavano sulla collina di Castelgrande a Bellinzona, il Lago Maggiore arrivava ancora a monte di Contone e Cugnasco. Circa 3500 anni dopo la pianura alluvionale del Ticino aveva già sopravanzato Quartino e Riazzino, mentre in epoca romana essa raggiungeva Gordola. Proprio in questa località c’è un’importante testimonianza storica di quando il Lago Maggiore era più esteso di oggi, con il porto lacustre di Gordola che è stato il maggiore punto di imbarco dell’alto lago nel periodo compreso tra il 1100 e il 1400 d.C.
La storia recente del Piano è viepiù meglio conosciuta mano a mano che ci si avvicina ai nostri giorni. La devastante Buzza di Biasca del 1515 ha infatti contribuito a modificare in maniera importante la navigabilità del fiume Ticino, e spostato la sua foce in riva destra del piano, dove oggi c’è la Bolla Rossa di Tenero. Ma la foce del Ticino non ne voleva sapere di fissarsi in un punto e di restarci, e quindi migrò più volte dalla riva destra alla riva sinistra del fondovalle durante tutto il Settecento e parte dell’Ottocento, fino a quando, a seguito della grande inondazione del 1868, l’uomo decise di imbrigliare il fiume e di incanalarlo lungo tutto il suo corso tra Bellinzona e Magadino.